fbpx
Aut.Decr.Reg.Lazio - Accreditato con il S.S.N (Servizio Sanitario Nazionale) - Associato F.O.A.I. (Federazione degli organismi per l’assistenza delle persone disabili)
UNI EN ISO 9001 EA 38

Di Renzo: Ricordare l’assenza delle esperienze in pandemia per non patologizzare i bambini

Open day della Scuola di specializzazione per aiutare le famiglie a capire il momento. Focus sulle fiabe

“Il grande rischio del momento è che il ritorno in presenza ci faccia dimenticare l’assenza. Questo non deve accadere, perché l’assenza vissuta durante la pandemia per bambini e ragazzi è stata una mancanza radicale di esperienze che fondano l’evoluzione. E’ ben diversa l’esperienza dell’assenza vissuta da un adulto già strutturato rispetto a quella che vive un bambino che si sta strutturando. Perdere due anni di esperienza quando si hanno 1, 2, 3 anni è una perdita enorme, non è solo il non essere andati a scuola ma è il non aver fatto esperienze sensoriali, di vita e di socialità”. Parte da qui Magda Di Renzo, responsabile del Servizio terapie dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) e direttrice della Scuola di specializzazione in Psicoterapia Psicodinamica dell’età evolutiva IdO-Fondazione Mite, nel tracciare il quadro del momento storico che stiamo vivendo durante l’open day organizzato dalla Scuola e trasmesso in diretta facebook sulla pagina @IstitutodiOrtofonologia per spiegare come gli psicoterapeuti dell’età evolutiva siano formati proprio per ‘Aiutare la famiglia a tornare in presenza’, sapendo utilizzare strumenti flessibili che vanno dai giochi alle fiabe e alle esperienze laboratoriali, quali la tecnica dello psicodramma.

“Nei primi screening effettuati dopo il lockdown abbiamo visto che i bambini nati durante la pandemia, dopo un anno e mezzo avevano un ritardo posturale, quelli che avevano 1 anno in pandemia presentavano ritardi nelle organizzazioni sociali, quelli che avevano 2 anni presentavano ritardi nell’espansione linguistica. Se non ricordiamo queste assenze- dice Di Renzo- quello che può succedere oggi, e che sta già succedendo, è una patologizzazione del bambino. I bambini vengono considerati con deficit di attenzione e apprendimento senza, però, tener conto che tutto quello che è accaduto ha impedito che si formassero delle esperienze”.

Di Renzo ne è convinta: “Non dobbiamo dimenticare quell’assenza che ha caratterizzato noi stessi e le nostre carenze. I genitori oggi hanno un bisogno radicale di essere sostenuti e di reimparare una giocosità che il collettivo ha perso perché invaso da una seriosità intellettuale che disattende l’autenticità”. Ed è in questo contesto che arrivano in aiuto le favole “che sono narrazioni dell’umanità”, dice Di Renzo.

Sulla stessa scia di Magda Di Renzo anche Robert Mercurio, psicoanalista junghiano e docente della Scuola di specializzazione IdO-Mite, che nel corso dell’open day ricorda: “La caratteristica principale delle fiabe è una sorta di magia, c’è una trasformazione incredibile nelle favole. E allora- dice- se vogliamo provare a definire in termini psicologici questa magia, vediamo che non è altro che una grande flessibilità psicologica. Noi sappiamo che tanti disturbi psichici nella vita nascono da una coscienza rigida, troppo limitata, che non è in grado di espandersi per inglobare delle situazioni nuove e quindi ha una creatività molto ferita. Penso che un lavoro sulle fiabe possa aiutare moltissimo proprio a entrare in questo meccanismo della flessibilità”.

Le situazioni “difficili e nuove sono delle sfide- continua Mercurio- ma come dimostrano le fiabe abbiamo le risorse per affrontarle. Jung insegna che studiando leggende, miti e fiabe possiamo anche capire quale siano le situazioni tipiche che gli esseri umani hanno sempre dovuto affrontare, quali sono le domande tipiche che gli esseri umani si sono sempre posti, e quali sono le risposte possibili che ci permettono di superare questi momenti di crisi”. Il presidente dell’Associazione per la ricerca in psicologia analitica (Arpa) evidenzia che “raccontare le fiabe, ascoltarle e, per noi terapeuti, studiarle- dice- dà uno strumento per capire come la psiche umana può utilizzare le sue risorse che spesso non sono quelle che usiamo nella quotidianità, ma ce ne sono di più. Le fiabe prima di tutto non nascono come storie per bambini, ma come storie per la nostra umanità. E poi ci aiutano a capire esattamente come è fatta la nostra natura umana, qual è la vera essenza e come le persone hanno sempre cercato di vivere questa natura nei confronti dei grandi problemi e anche delle grandi gioie. Le fiabe- conclude Mercurio- ci insegnano che le situazioni semplici sono in realtà molto complesse e viceversa, basta trovare la strategia giusta e avere la flessibilità psichica per affrontarle”.

Oltre a Magda Di Renzo e Roberto Mercurio, all’open day IdO-Mite hanno partecipato anche Bruno Tagliacozzi, coordinatore della Scuola di specializzazione in Psicoterapia Psicodinamica dell’età evolutiva IdO-Mite, e Renata Biserni, psicoterapeuta responsabile dei laboratori della Scuola specializzazione IdO-Mite.

A questo link tutte le informazioni: http://www.fondazionemite.org/scuola-psicoterapia/